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Sindrome post-COVID-19: di cosa si tratta?
In questo articolo analizzeremo i nuovi dati emergenti che riguardano la sindrome post- COVID-19.
All’inizio della pandemia, molte persone ritenevano che il COVID-19 fosse una malattia a breve termine e l’OMS, basandosi sui dati preliminari disponibili all’epoca, indicava che il tempo dall’insorgenza al recupero clinico era di circa 2 settimane per i casi lievi e da 3 a 6 settimane per i pazienti con malattia grave o critica.
Recentemente, tuttavia, è diventato chiaro che in alcuni pazienti i sintomi debilitanti persistono per mesi e in alcuni casi non sono mai scomparsi.
I principali sintomi “post-covid” sono rappresentati da fatica cronica, mancanza di energie, mialgia, disturbi del sonno (sonno non ristoratore) e dispnea.
Da uno studio condotto nel Policlinico Gemelli di Roma emerge che l’87,4% dei soggetti che hanno presentato l’infezione continua ad avere almeno uno di questi sintomi per un periodo di cui ancora non si conosce la durata.
Tali sintomi erano già stati riscontrati e studiati dopo l'infezione da parte di altri CORONAVIRUS nell’uomo.
L’ipotesi più accreditata è che siano dovuti ai fenomeni infiammatori violenti che si vengono a creare durante l’infezione, quando il nostro sistema immunitario cerca di rispondere al virus, che danneggiano i nostri vasi sanguigni e portano situazioni di mancanza di ossigeno in alcuni tessuti. Le teorie dei ricercatori sono però numerose ed è ad oggi impossibile avere dati certi. Non esiste quindi un quadro chiaro di ciò che costituisce la sindrome post-COVID-19 e non è ancora facile valutare quanto sia comune, quanto dura, chi è a rischio, cosa la causa, qual è la sua fisiopatologia e come trattarla e prevenirla.
In linea generale è possibile fare questa distinzione:
- COVID-19 ACUTO: segni e sintomi che perdurano 2 settimane in soggetti positivi al test molecolare
- COVID-19 SINTOMATICO IN CORSO: segni e sintomi che perdurano fino a 12 settimane in soggetti positivi al test molecolare
- SINDROME POST-COVID-19: segni e sintomi che si sviluppano durante o dopo l’infezione e perdurano per più di 12 settimane, anche in soggetti negativi al test molecolare, non attribuibili ad altra causa.
Mentre la ricerca fa ogni giorno passi avanti per chiarire questi aspetti, alcuni stati, come la Scozia, hanno già attivato protocolli per la gestione di questa sindrome. Non sono ancora stati approvati trattamenti specifici ma viene in generale consigliato insieme al ricorso a cure in fase di sperimentazione, un programma di riabilitazione ed una integrazione di alcune molecole, come le proteine, tramite l’assunzione di integratori o nutraceutici.
Se sospetti di avere la sindrome post-COVID è importante che ti rivolga al tuo medico curante che valuterà la situazione specifica e attiverà tutte le procedure necessarie.
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Bibliografia:
- Peter Wostyn, “COVID-19 Fatigue: Not So Fast”, Med Hypotheses, 2021 Jan; 146:110469
- Christopher M O'Connor, “COVID-19 and chronic fatigue syndrome: Is the worst yet to come?”, JACC Heart Fail . 2020 Jul; 8 (7):592-594
- Carfi, Bernabei e Landi, “Persistent Symptoms in Patients After Acute COVID-19”, JAMA, 2020 Aug 11; 324(6): 603–605
- Healthcare Improvement Scotland, “Long COVID, A booklet for people who have signs and symptoms that continue or develop after acute COVID-19”
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